I dati diffusi dai giornali sul crollo della produttivita’ del Parlamento non stupiscono chi in questi due anni ha osservato piu’ volte come si sia progressivamente spostato l’asse della produzione normativa a favore del Governo. Attraverso i decreti-legge passa ormai circa il 75 per cento della legislazione primaria (larga parte della manovra finanziaria triennale) e attraverso le deleghe legislative, vengono demandate ormai al Governo tutte le scelte nevralgiche. Sono piu’ di 200, contro le 150 del governo precedente, le deleghe che danno al Governo la possibilita’ di decidere in materie strategiche con semplici pareri parlamentari: federalismo, nucleare, riforma televisiva, processo amministrativo, carta delle autonomie, riforma della pubblica amministrazione. Attraverso le ordinanze di protezione civile, poi, il Governo disciplina anche aree estranee all’emergenza, come quella dei grandi eventi; e qui si contano piu’ di 150 ordinanze emanate in deroga a tutte le norme vigenti in solo due anni e con effetti devastanti, basta pensare ai mondiali di nuoto a Roma e al G8. A cio’ si aggiunga che, dove il Parlamento potrebbe magari intervenire, in sede di conversione dei decreti-legge o di approvazione dei disegni di legge, interviene la scure della questione di fiducia: ben 32 volte in questa legislatura.
Se si avra’ la forza di restituire al Parlamento il ruolo che ad esso spetta in una equilibrata forma di governo ed alla legge il ruolo centrale che ad essa spetta nel sistema di produzione di regole democratiche, si vedra’ che nelle statistiche la produttivita’ del Parlamento tornera’ rapidamente a crescere.
V. sotto l’articolo sul Fatto quotidiano del 19 maggio 2010