Riprende il percorso della legge elettorale e si riapre il termine per gli emendamenti. Tutti dicono che nonostante i forti dubbi, anche di costituzionalità, che accompagnano il progetto di legge, l’accordo politico tra PD e Forza Italia sia blindatissimo e non ci sia spazio per emendamenti di nessun genere. Questo vincolo paralizza qualsiasi ipotesi di cambiamento, ma per quanto assurdo in una legge così importante, dovrebbe riguardare solo il nucleo duro della cd trasformazione di voti in seggi. Per il resto, per tutto quanto riguarda le disposizioni accessorie, il vincolo dell’accordo blindato non dovrebbe valere, perché in caso contrario ci si domanda a cosa serva il Parlamento se un gruppetto di una mezza dozzina di persone è in grado di paralizzarne completamente il funzionamento. Ci sono già alcuni emendamenti che riguardano l’antica e irrisolta questione del conflitto d’interessi. In particolare si tenta di riscrivere, anche sulla base della proposta presentata al Senato da Mucchetti e da Zanda il famoso ed inapplicato art.10 del TU del 1957 in materia elettorale. “Non sono eleggibili coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entita’ economica..”. Visto che il problema non riguarda più l’on. Berlusconi, ma è tornato di attualità anche nella formazione di questo governo con un paio di casi significativi richiamati esplicitamente dai giornali all’attenzione della pubblica opinione, è proprio il caso di intervenire urgentemente. La soluzione più semplice è quella di chiarire, con due semplici parole che non sono eleggibili coloro che in proprio, quali persone fisiche o giuridiche, abbiano rapporti d’affari con lo Stato. Se poi si vuol fare qualcosa di più e rendere più incisive le norme sui conflitti anche per gli uomini e le donne di governo e per i media basta fare un cenno e le disposizioni sono pronte. Finalmente Consiglio d’Europa e Commissione di Venezia approverebbero.