Signor Presidente, intervengo, a titolo personale, per dare giustificazione del mio voto di astensione in precdenza espresso sull'articolo 1 del ddl e per motivare anche il voto di astensione sull'intero provvedimento. La legge sulle intercettazioni deve rappresentare il punto di equilibrio tra diverse esigenze di natura costituzionale: l'esigenza della giustizia , quella del diritto di cronaca e la tutela della vita privata spesso compromessa dalla diffusione di intercettazioni giudizialmente irrilevanti.
Quest'ultimo valore è ben tutelato nella legge dal segreto investigativo e dal potere di stralcio affidato al giudice; di questo aspetto ha parlato molto bene il collega Gambescia, al quale pertanto rinvio. Non egualmente convincente è quella parte dell'art.1 che estende il divieto di pubblicazione anche per gli atti non più coperti dal segreto investigativo. Bene si è fatto a rafforzare il perimetro del segreto predetto (in questo modo si sono tutelate le esigenze della giustizia), ma l'estensione del divieto di pubblicazione è andata troppo in là sacrificandosi con il diritto di cronaca il diritto della pubblica opinione ad essere informata. Una legge ottimale avrebbe dovuto fermarsi prima e far coincidere estensione del segreto e divieto di pubblicazione. In questo caso avrebbero avuto un senso anche le sanzioni rafforzate che si sono previste. Con la soluzione adottata invece anche l'apparato sanzionatorio appare eccessivo ed iniquo. Ecco perché si può parlare di una buona legge con un grave neo e il neo tocca purtroppo un valore fondamentale come quello della libertà di informazione
Questo è il motivo, in conclusione per il quale insieme ad alcuni colleghi, come l'on Giulietti con i quali conduciamo campagne su questi temi, anche nell'ambito dell'associazione articolo21, non possiamo esprimere un voto positivo su questo disegno di legge.
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