1) La formazione del Governo Letta è stata accompagnata, sul piano delle riforme, da una serie di impegni politici che ne scandiscono l’agenda secondo metodi, sequenza cronologica e contenuti che appaiono molto discutibili.
2) Il PD deve intervenire su questa materia con idee e con proposte coerenti con la sua storia e con le sue ripetute dichiarazioni.
3) La legge sulle procedure della revisione costituzionale, attualmente all’esame delle Camere, suscita forti perplessità per il distacco evidente dai principi costituzionali e per l’introduzione di un procedimento molto diverso dal 138 Cost. che consegna un forte potere di indirizzo ed anche di emendamento al Governo e ad un ristretto Comitato parlamentare confinando tutti gli altri componenti delle Camere in un ruolo subordinato di ratifica. Il fortissimo contingentamento dei tempi è anch’esso in contrasto con i principi (45 giorni per il secondo turno e 18 mesi in tutto). L’unica garanzia aggiuntiva del referendum anche in caso di approvazione con la maggioranza dei due terzi si rivela equivoca perché non avviene necessariamente su un testo omogeneo.
4) Le uniche riforme ampiamente istruite nelle legislature precedenti sono quelle relative al superamento del bicameralismo, con la creazione di una Camera delle Regioni (Senato), eletta in secondo grado, la conseguente riduzione qualitativa del numero dei parlamentari e l’attribuzione della fiducia alla sola Camera dei deputati.
5) Questo percorso è l’unico che risponda a quel concetto di “modifica di alcune parti limitate della Costituzione” richiamato esplicitamente dal senatore Zanda nella dichiarazione di voto sulla legge costituzionale sulle procedure. In quello stesso contesto il senatore Zanda ha parlato, molto opportunamente di “contestuale ed assoluta priorità della riforma della legge elettorale vigente”
6) La modifica della legge elettorale, che come è noto è una legge ordinaria, è la più importante delle riforme istituzionali, non solo per i molteplici richiami del Capo dello Stato, ma ora anche perché il sospetto d’incostituzionalità proviene dalla più autorevole delle voci giurisdizionali (Corte di Cassazione) ed è aperta davanti alla Consulta.
7) Non c’è bisogno di aspettare le riforme costituzionali. Il tavolo della riforma immediata della legge elettorale può essere aperto immediatamente. Una strada velocissima è quella del ritorno al Mattarellum con alcune limitatissime modifiche individuate da tempo (scorporo). Fatto questo passo che da solo darebbe al Parlamento l’autorevolezza perduta e sarebbe capace di assicurare anche la governabilità ( soprattutto in presenza della fiducia data ad una sola Camera), nulla impedirebbe di fare un nuovo intervento conseguente alle riforme costituzionali.
8) Ci sono poi almeno altre due leggi ordinarie alle quali il Parlamento potrebbe lavorare con urgenza: la legge sui partiti, in attuazione dell’art.49 e la legge sul conflitto d’interessi. La prima è stata in parte istruita nella scorsa legislatura e si lega strettamente alla questione del finanziamento dei partiti. La seconda è essenziale nel nostro paese che è stato criticato in proposito dalla Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa e rappresenta una precondizione di qualsiasi intervento più incisivo sulla forma di Governo. Anche in questo caso le parole del senatore Zanda, nella dichiarazione sopra richiamata, suonano estremamente esplicite (regolamentazione seria del conflitto d’interessi)
9) L’aspirazione ad un intervento costituzionale che apra la strada ad una forma di governo presidenziale o semipresidenziale, non ha trovato sostenitori nel gruppo ma è stata sostenuta da Barbi, in mattinata, e trova consensi crescenti nel partito. Le ragioni che si oppongono sono molteplici, ma le più consistenti sono quelle che partono dal preoccupante livello di concentrazione di poteri presente nel nostro paese, dalla presenza di un forte potere mediatico, altrettanto concentrato, dalla debolezza dei partiti, dalla difficile costruzione di pesi e contrappesi nelle istituzioni. I rischi di un’involuzione autoritaria e plebiscitaria sono molto maggiori dei possibili vantaggi.
10) La revisione della legge sul finanziamento dei partiti e la questione della provincie sono altri due temi importanti. Su questi argomenti le opinioni all’interno del gruppo sono state diverse. E’ evidente però che una volta definite le regole per un ordinamento dei partiti su base democratica ed imposto il sistema elettorale di secondo grado per gli enti intermedi, molto problemi si risolverebbero.