I dati sulla presenza dei leaders politici in televisione nel corso del 2008, estratti da una ricerca condotta dall’ISIMM per conto dell’Autorità delle comunicazioni (M. Mele, Il Sole 24 ore), sono francamente impressionanti.
In un anno in cui si sono succeduti due Governi e due Presidenti del Consiglio (Prodi, prima, e Berlusconi, dopo), creando le condizioni per un elementare confronto, la sproporzione a favore del Governo di centrodestra e del suo leader è stata talmente clamorosa da superare la più fervida immaginazione e da suscitare alcuni pesanti interrogativi.
Prima di tutto i dati. Nel primo quadrimestre del 2008 il Governo Prodi ottiene su tutti i TG nazionali il 6,6 % del tempo dedicato ai soggetti istituzionali e il Presidente del Consiglio ottiene il 4 % del tempo. Negli otto mesi successivi alle elezioni e cioè da maggio a dicembre, il Governo di centrodestra ottiene il 27,8 % dei tempi e il Presidente del Consiglio, Berlusconi, ottiene il 21 %.
Difficilmente credibile e un poco tautologica è la spiegazione offerta dall’Istituto di ricerca, secondo la quale la maggiore visibilità televisiva deriva dalla maggiore capacità di fare notizia del centro destra e del suo leader.
Certamente più ruvida, forse meno scientifica, ma molto più vicino al vero è l’affermazione del Ministro Rotondi, notoriamente assai vicino all’attuale Presidente del Consiglio, che ieri ha dichiarato. “La Rai di Prodi era meglio di quella di oggi. Quella è stata generosa con noi che eravamo all’opposizione… Oggi manca il pluralismo….Oggi la politica in tv è solo Berlusconi…”. Verrebbe da dire che se lo dice lui certamente se ne intende!
Se le cose stanno così, se effettivamente questa sproporzione spaventosa, tra centrodesta e centrosinistra, nell’informazione politica dei principali telegiornali pubblici e privati realmente esiste ancora oggi, è lecito domandarsi a cosa serva una legge sulla par condicio, in campagna elettorale, e a cosa serva quel principio di pluralismo che la Corte costituzionale ha considerato applicabile in ogni momento dell’anno.
Sarebbe giusto interrogarsi anche sull’effettività dei poteri assegnati all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che spesso “richiama” inutilmente i trasgressori.
Se i poteri fossero,come in parte io credo, insufficienti, l’AGCOM dovrebbe gridarlo con forza e non annotarlo soltanto nelle relazioni annuali che leggono solo pochi raffinati studiosi della materia.
Se intanto si volesse offrire, anziché del materiale retrospettivo, una più chiara e tempestiva pubblicazione dei dati sulle presenze politiche in TV che nessuna legge impedisce si potrebbe offrire all’opinione pubblica e alla stampa una più significativa materia di riflessione.
L’art.51 della Costituzione dice solennemente che “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge” e siamo da tempo convinti che si tratti di un imperativo per ogni pubblica autorità.
E’ anche questa una delle ragioni per le quali nella proposta di legge sul conflitto di interessi presentata alla Camera insieme a Veltroni, a Donadi a Tabacci a Giulietti ad Orlando e a molti altri, abbiamo introdotto un rigoroso principio di “equal time”, secondo il modello USA, per fare il modo che almeno in campagna elettorale il principio di eguaglianza sia rispettato rigorosamente tra i vari leaders in competizione. Il minimo per una democrazia!