Non partecipo volentieri neppure io al chiacchiericcio di questi giorni sul conflitto di interessi dal momento che molti degli interventi mi sembrano fatti al buio, da persone cioè che non hanno neppure letto la proposta di legge presentata in Parlamento.
Questo naturalmente non è il caso di Marco Travaglio (Articolo21.info) che merita attenzione e qualche provvisoria risposta in attesa di continuare meglio il dialogo dopo il 13 di settembre quando la proposta di legge comincerà il suo iter parlamentare alla Camera.
Vorrei dire prima di tutto che mi pare assai difficile rientrare dall'anomalia italiana con una sola mossa e cioè con la sola legge sul conflitto di interessi. Questa legge è importante e va fatta seriamente e rapidamente ma può risolvere solo alcuni problemi del rapporto tra politica ed economia. Caricarla di tutti gli obiettivi mi pare improprio.
Il problema della proprietà e del peso dei mezzi di informazione deve essere risolto attraverso una buona legge sulla televisione pubblica e privata e questa deve essere fatta con la stessa urgenza perché la connessione dei problemi è evidente. La proposta De Zulueta è importante per incidere sul rapporto tra televisione pubblica e politica; ma è altrettanto importante ristabilire serie norme antitrust per impedire che le concentrazioni nei media condizionino la politica, come purtroppo è avvenuto ed avviene.
Tornando alla legge sul conflitto di interessi non c'è dubbio che si aprano le due strade dell'incompatibilità tra le funzioni di governo ( a tutti i livelli) e gli interessi economici e mediatici e quella più drastica dell'ineleggibilità che impedirebbe la presenza nelle assemblee elettive nazionali e locali dei soggetti interessati.
Personalmente ho dei dubbi che dopo l'interpretazione data dal Parlamento alla legge del 1957 che sia possibile tornare indietro od estendere l'ineleggibilità ai proprietari oltre che ai titolari delle concessioni.
Certo la strada che propone Travaglio di sottrarre il giudizio al Parlamento per darlo alla magistratura ordinaria potrebbe riaprire la questione, ma si metterebbero in discussione principi di autonomia delle Camere che hanno alle spalle tradizioni importanti.
Credo che sia anche importante vedere bene i modelli stranieri che continuamente vengono citati. Io penso che non siano molti i paesi che adottano l'ineleggibilità secca della quale si parla in questi giorni. Non mi pare che tra questi ci siano gli Stati Uniti, come dimostra il caso Bloomberg, né la Francia o la Germania o l'Inghilterra. Questo almeno è quanto risulta da un rapporto del Servizio studi della Camera del 2002, a meno che io non lo abbia consultato troppo frettolosamente.
In sostanza io concordo sul fatto che sia necessario fare norme precise e dettare sanzioni severe, ma penso anche che non si possa adottare uno schema sommario, bensì strumenti appropriati per i diversi tipi di infrazioni.
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