Le Costituzioni si possono cambiare. Anche quelle più avanzate. Anche quelle che ci piacciono di più. Dunque, anche la Costituzione italiana. Che in effetti avrebbe bisogno di qualche innovazione. E non solo nella sua seconda parte. Ma anche nella prima, che si continua (chissà perché) a definire “intoccabile”. E perfino nei principi generali. Ma un conto è cambiare la Costituzione per realizzare meglio i valori, per dare loro una vitalità ed una profondità aggiornata. Per estendere i diritti. Per allargare la democrazia o per renderla più efficiente. Oppure per rendere più stringenti pubblici e rafforzare le norme di garanzia o di incompatibilità, a tutela dei cittadini e della qualità dello spirito pubblico. Diverso è cambiare la Costituzione fino a metterne in discussione l’ispirazione di fondo, a trasformarla in “altro da sé”. “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.” (Piero Calamandrei)
Di sana e robusta Costituzione (2005)
in collaborazione con Nando Dalla Chiesa per Melampo Editore, 149 pgg, 8,00€