Non so se questa sia la crisi più difficile tra quelle che il Presidente della Repubblica si è trovato a gestire in questi anni, ma di certo è la più delicata.
Le mosse di Berlusconi ormai non sono più contro gli avversari politici, ma investono direttamente il Quirinale. Basta rileggersi il comunicato di qualche giorno fa del Presidente Napolitano per rendersene conto. Non ricordo un altro comunicato Presidenziale di analoga forza e sdegno. L’annuncio delle dimissioni collettive privo di qualsiasi significato giuridico nella loro impraticabilità volevano dire solo una cosa: il Presidente deve sciogliere le Camere perché altrimenti le auto sciogliamo noi. Il dimissionamento dei ministri del PDL operato direttamente da Arcore, come dimostrano le reazioni di oggi degli interessati, presenta lo stesso significato. Direttamente alle elezioni e senza indugio. Questo vuol dire che un partito minoritario alla Camera e al Senato pretende di “dettare” il comportamento del Presidente della Repubblica, unico soggetto in grado di decidere lo scioglimento delle Camere. Se questo non è attentato alle prerogative presidenziali, non saprei quale altra parola usare. E tutto questo perché il Presidente non gli ha fornito un improponibile salvacondotto contro la condanna e l’inevitabile decadenza.
Bene ha fatto il Presidente l’altro ieri da Milano a criticare le facili prassi degli scioglimenti, ancora meglio ha fatto il Presidente oggi da Napoli a sottolineare più volte la parola continuità riferendosi al Governo e ai successivi passaggi istituzionali. Lo stesso Napolitano ha aggiunto che lo scioglimento deve essere l’ultima mossa possibile. In tutto questo sta scritto prima di tutto che sullo scioglimento decide il Quirinale e poi che si devono esplorare tutte le strade parlamentari per trovare una maggioranza ed un Governo.
Noi condividiamo fino in fondo il percorso del Quirinale per cercare una maggioranza ed un Governo che approvino la legge di Stabilità e la legge elettorale.
Ci permettiamo però di aggiungere un solo punto all’agenda delle cose essenziali. Approvare rapidamente anche una legge incisiva sul conflitto d’interessi. Non è solo un punto essenziale per le forze democratiche, ma forse è anche un tema di nuove e più ampie convergenze, una volta archiviate le larghe intese.