Nei giorni scorsi ho presentato con alcuni colleghi di altri gruppi parlamentari dell’opposizione (Giulietti, Tabacci, Granata e Leoluca Orlando) e con tre esponenti del mio gruppo, il PD, (Corsini, Mazzarella e Sarubbi) una proposta di legge sulla RAI (A.C. n.4559) dal contenuto forse un po’ utopistico, forse anche un poco romantica, ma che a me pare di grande significato. Testo proposta di legge
Il patrimonio storico e culturale che la Rai-Radiotelevisione italiana rappresenta per il nostro Paese è davvero unico e irripetibile.
La Rai è stata per moltissimi anni la più grande industria editoriale italiana; per decenni essa ha rappresentato quasi l’emblema dell’informazione pluralistica ed ha saputo dare spazio e voce alle migliori esperienze sociali ed artistiche, nonché alle diverse opinioni politiche, culturali e di pensiero presenti nella società.
Oggi, la Rai appare e forse è molto più ostaggio dei partiti e sempre meno rispettosa delle regole e del principio fondamentale del pluralismo, è indispensabile, proprio al fine di non disperdere questo patrimonio, riformare il nostro servizio pubblico, rivedendone i profili fondamentali della sua legittimazione e della sua rappresentanza.
E’ evidente, infatti, come in questo contesto l’indipendenza della RAI sia messa in grave pericolo dalle ingerenze dei partiti e dei gruppi di interesse. Le recenti tornate elettorali e referendarie – contro la cui iniquità dal punto di vista informativo pure mi sono a lungo battuto – hanno manifestato solo la punta di un iceberg rappresentato da un’informazione “condizionata” e parziale che ormai da anni viene diffusa agli Italiani.
Pertanto, se il problema della Rai è l’esasperata lottizzazione dei ruoli amministrativi e dirigenziali e la mancanza di accountability e di responsabilità dei suoi vertici politico amministrativi, perchè non dare la parola direttamente agli utenti-ascoltatori? Perchè non permettere alle persone, ai cittadini di esprimere il proprio gradimento e il proprio orientamento nei confronti di chi deve dirigere il servizio pubblico radio-televisivo? Perchè, quindi, non prevedere delle vere e proprie elezioni, sebbene indirette, dei membri del Consiglio di amministrazione della Rai?
L’ispirazione costituzionale della nostra proposta si fonda direttamente sull’art.43 della Costituzione che riconduce a comunità di utenti la gestione dei servizi pubblici essenziali. Prevediamo infatti una nuova modalità di nomina del consiglio di amministrazione della RAI, legata alla scelta degli stessi utenti ed operata direttamente al momento del pagamento del canone di abbonamento. Attribuiamo così il diritto a decidere sull’azienda, attraverso la nomina dei suoi amministratori, a quegli utenti che pagano il canone per la radiotelevisione che, ad oggi, rappresenta ancora gran parte delle fonti di finanziamento della RAI (oltre il 60 per cento). In questo modo il pagamento del canone per la radiotelevisione cesserebbe di essere solo l’odiosa “tassa sulla televisione”, troppo spesso invocata in termini critici, ma si convertirebbe in un mezzo di finanziamento dell’azienda pubblica da parte dei suoi utenti/abbonati nonché in un titolo per contribuire alla gestione dell’azienda attraverso un voto finalizzato alla nomina di un Consiglio di utenti che a loro volta avrebbero il compito di nominare il più ristretto consiglio di amministrazione della Rai.
In altre parole i cittadini-utenti-abbonati andrebbero a scegliere i membri di una sorta di collegio di grandi Elettori, il cui compito sarà quello di nominare i membri del CdA. Il meccanismo attraverso il quale vengono eletti questi “grandi elettori” è il seguente: al momento del pagamento del canone il cittadino, sul medesimo bollettino, potrà scrivere fino a due nomi di preferenza. Inoltre, nella logica di attribuire agli abbonati/utenti la possibilità di incidere direttamente anche sulla programmazione RAI, sempre al momento del pagamento del canone, l’abbonato potrà indicare sul bollettino il nome di un programma della RAI che abbia apprezzato e uno di un programma che non abbia gradito. Tutte indicazioni di cui si dovrà tener conto al momento della strutturazione dei palinsesti.
Utopia?Romanticismo?Provocazione? Idea irrealizzabile? Forse un po’ di tutto questo. O forse solo la volontà di liberare, sul serio, la “Rai di tutti” dal giogo, apparso a momenti inevitabile, della pressione politica e partitica. Forse in questo modo quell’enorme patrimonio di storia, uomini, donne, professionalità e cultura che è racchiuso nell’azienda di Viale Mazzini potrà finalmente esprimersi pienamente.