All’indomani del vertice di Arcore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, a prevalere nel Pd e’ lo scetticismo. Uno scetticismo trasversale a tutte le componenti del Partito sull’effettiva volonta’ di maggioranza e governo di mettere mano alle riforme istituzionali. E per di piu’ in maniera condivisa.
Tanto che per il segretario Pier Luigi Bersani, al momento, al di la’ delle interviste sui giornali non si vede nessuna grossa novita’. “La nostra agenda sulle riforme c’e’ – e’ il pensiero del segretario – ed e’ pronta da tempo. Sono due anni che li aspettiamo in Parlamento, vedremo se stavolta lo faranno sul serio”.
Quanto al merito delle riforme istituzionali il Pd ha da tempo messo nero su bianco una serie di proposte come il superamento del bicameralismo perfetto e la riduzione del numero dei parlamentari. Per Bersani, poi, un tema centrale e’ quello di restituire agli elettori la possibilita’ di scegliersi i rappresentanti: basta quindi con le liste bloccate. Punti questi su cui c’e’ una certa unita’ di vedute nel partito. Sul capitolo presidenzialismo e legge elettorale le opinioni sono diverse. Sulla legge elettorale si va dal doppio turno alla francese gradito a Walter Veltroni al modello tedesco preferito da Massimo D’Alema.
Quanto alla proposta lanciata da Roberto Maroni sul semipresidenzialismo alla francese, il costituzionalista e parlamentare del Pd, Stefano Ceccanti, non pone pregiudiziali purche’ la riforma si accompagni ad una nuova legge elettorale: il maggioritario uninominale, sistema adottato in Francia.
La disponibilita’ di Ceccanti a discutere del semipresidenzialismo non e’ pero’ condivisa da Roberto Zaccaria, vice presidente Pd della commissione Affari costituzionali alla Camera, che sottolinea: “Se le riforme devono cominciare da questo capitolo, per me sono chiuse”. (adnkronos)