Roma, 12 gen. (Apcom) – Bisogna "tornare allo spirito del 14 ottobre" mentre nella bozza di Statuto "ci sono molti passi indietro". Così i bindiani, membri della commissione che sta redigendo le regole di organizzazione del nuovo partito, giudicano la bozza esaminata nella riunione di oggi e con gli interventi di Margherita Miotto, Roberto Zaccaria e Giovanni Kessler chiedono di "correggere in profondità la bozza se si vuole costruire un partito nuovo capace di assicurare democrazia, pluralismo e autonomia dei territori".
"La contrapposizione tra partito del leader e partito delle tessere – sostengono gli eletti nella lista Bindi a proposito delle due ipotesi che si contrappongono in commissione – è una semplificazione che mette in ombra problemi e questioni ben più serie: è necessario in primo luogo un albo degli elettori pubblico e aperto, ma che non venga chiuso preventivamente, le primarie devono essere vere e non filtrate da un primo turno riservato solo agli iscritti. Un partito plurale non può avere una soglia di sbarramento occulta del 40 per cento" come quella che si creerebbe per la candidatura a segretario qualora l'assemblea nazionale fosse composta da soli mille membri.
I bindiani chiedono inoltre "l'abrogazione della conferenza dei segretari regionali per dare vera autonomia alle Regioni e inoltre chiedono di procedere al radicamento anche in Trentino dove ancora non si possono fare i circoli del Pd". Infine servono dei "contrappesi per contenere i rischi di una gestione personalistica del partito perciò vogliamo che in futuro sia prevista esplicitamente l'elezione del presidente dell'assemblea nazionale a maggioranza qualificata".
Inoltre i bindiani vorrebbero che venisse ridotto "il numero dei componenti del coordinamento nazionale e che venisse chiamato direzione con 50 membri e il compito di indirizzo politico e di approvare l'esecutivo".
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