La legge Gasparri è una legge che non riguarda solo la televisione ma ha un’influenza diretta sulla forma di governo. La negazione clamorosa del pluralismo e del diritto all’informazione, la concentrazione nei media, e soprattutto nella pubblicità, a favore dell’impresa di proprietà del Presidente del Consiglio, la non soluzione del conflitto di interessi, sono altrettanti tasselli di un più generale disegno di concentrazione dei poteri al vertice dello Stato. Berlusconi ha consapevolmente e fin dall’inizio costruito il suo potere politico partendo dal controllo del sistema radiotelevisivo, da un uso deliberatamente ‘politico’ della radiotelevisione, concepita come ‘volano’ dell’intero sistema politico-istituzionale. Non ha conquistato la televisione partendo dalla politica, ma ha conquistato la politica partendo dalla televisione. Una volta arrivato al governo del Paese ha completato il disegno andando alla ‘conquista’ della televisione pubblica. Nessuno dei paragoni con i modelli precedenti sull’influenza dei mezzi di comunicazione di massa sulla politica regge più di fronte a questa ‘devastazione’ delle regole. Questo è il vero nucleo delle riforme costituzionali. Se la legge Gasparri verrà definitivamente approvata, non avrà più alcun senso sedersi al tavolo delle riforme.
Televisione: dal monopolio al monopolio (2003)
Baldini, Castoldi Dalai; 202 pgg, 11,80€